Umanismo e ateismo

Per millenni gli atei sono stati costretti alla clandestinità e all’individualismo, poiché l’ateismo era sia un peccato che un reato. Dopo l’Illuminismo gli atei uscirono dalla clandestinità e cominciarono a riunirsi in gruppi organizzati. L’umanismo è la terza tappa in questa evoluzione storica e intellettuale dell’ateismo.

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Atei VS Credenti?

Alcuni credenti ritengono che la loro fede li renda migliori degli atei e di tutti i credenti di altre religioni. Alcuni atei pensano che non credere in nessun Dio li renda migliori di tutti i credenti di qualsiasi religione. Queste affermazioni sono entrambe false.

Credere o non credere in uno o più dèi non rende nessuna persona migliore di un’altra. E non perché la fede o l’ateismo siano dettagli irrilevanti nella vita di una persona – anzi, a tal riguardo si potrebbe in molti casi sostenere il contrario, visto che la fede è una questione polarizzante. Il motivo è piuttosto un altro.

La moralità non è una questione di fede

La realtà è che, quando giudichiamo la moralità di una persona, lo facciamo valutandone solamente le sue azioni, e non le sue professioni di fede o di ateismo.

La virtù morale non si pone infatti né in quello in cui crediamo, né tanto meno in quello in cui non crediamo. Ciò che realmente conta è come trasformiamo in azioni quei valori.

Perché se è vero che le nostre azioni sono plasmate dai nostri valori, è altrettanto vero che ad ogni istante possiamo agire in contraddizione con quanto professiamo di credere.

Le azioni prima delle credenze

Non è un caso che il motto dell’Ethical Humanism (corrente americana del movimento umanista che pone l’accento sull’importanza dell’agire etico) sia “Deed before Creed“, e cioè: le azioni vengono prima delle credenze.

Per questo la dicotomia “atei virtuosi e credenti immorali” è falsa, così come altrettanto falsa è la dicotomia opposta: si agisce infatti virtuosamente o meno a prescindere dal Dio di fronte al quale ci inginocchiamo o non ci inginocchiamo.

L’ateismo non basta

Stando a queste premesse, si capisce perché l’ateismo, da solo, non sia sufficiente a renderci persone migliori. Per capirlo basta pensare a quanto segue:

“Così come esistono gli atei umanisti, esistono anche gli atei nichilisti, i quali, oltre a negare l’esistenza di Dio, credono che al mondo non ci siano valori da difendere, che l’uomo sia un essere abominevole e che l’umanità sia destinata all’apocalisse – credimi, sono più numerosi di quanto pensi. Esistono anche gli atei irrazionalisti, i quali, per quanto non credano in Dio, credono però nell’oroscopo, nelle fattucchiere, nei medium, nelle pseudoscienze, nel soprannaturale e quant’altro. O ancora esistono gli atei razzisti, gli atei omofobi, gli atei maschilisti, etc.”

Estratto dalla Lettera a una aspirante filosofa, postfazione del mio libro Come se Dio fosse antani

L’umanismo è l’ateismo 3.0

L’umanismo è la pars construens dell’ateismo, la parte propositiva e positiva della visione non-religiosa della vita. Di più, da un punto di vista storico, l’umanismo può essere considerato una sorta di “ateismo 3.0”.

L’ateismo 1.0 era quello dei pensatori individualisti che rischiavano la pelle per le proprie idee. L’ateismo 2.0 era quello del XIX e del XX secolo, quando è stato sdoganato nelle società occidentali e gli atei si sono uniti in associazioni per rivendicare il diritto alla libertà di pensiero e la laicità dello Stato. Allora l’ateismo 3.0 è l’umanismo, ovvero l’evoluzione più naturale e inevitabile.

È una visione dell’esistenza che non si limita a negare l’esistenza di Dio e del soprannaturale, ma si concentra pure sulle facoltà empatiche e razionali degli esseri umani. E propone come valori l’autonomia e la realizzazione individuali, il metodo scientifico, la razionalità, la democrazia, la creatività artistica.

Mentre l’ateismo classico si focalizza soltanto su due o tre problemi, sul piano politico l’umanismo ha un orizzonte molto più ampio: spazia dai diritti delle persone LGBT+ fino all’antirazzismo, dal femminismo fino all’universalismo dei diritti umani.

In conclusione, l’umanismo è l’evoluzione necessaria all’ateismo per non restare intrappolato nel proprio anacronismo.

Tratto dalla mia intervista «L’umanismo è l’ateismo 3.0» per il blog L’Eterno Assente ad opera di Choam Goldberg

Ma l’umanismo non è soltanto belle parole. È soprattutto un movimento di attivisti che lavorano per il progresso umano, civile e legislativo in tutto mondo. Se vuoi contribuire anche tu, dai un’occhiata alla pagina Umanismo in azione.